Per la prima volta Manzoni ha affrontato con Du Denkelheit
la scrittura per voce e pianoforte.
«Una dizione più esatta -
afferma il compositore - sarebbe però per voce femminile e
suoni sparsi di pianoforte: lo strumento emette pochi suoni
isolati, intervenendo solo per creare un livello timbrico parallelo
alla voce e sostanzialmente privo di una struttura organica.
La linea melodica invece una struttura ce l’ha, e molto
semplice: ma lascio alla curiosità di chi si guarda la musica
scritta di scoprire da quale elementare meccanismo scaturiscono le note». È la seconda
volta che Manzoni si avvicina a Rilke, un poeta da lui stesso ritenuto fra i musicali e più
musicabili. «Questa esaltazione dell’oscurità - ha dichiarato Manzoni - questa idea dell’oscurità
come totalità e come libertà, contrapposta al banale e al limitato della luce...
Ci sono verità profonde, mi sembra, in queste poche righe, ne ho subito il fascino alla
prima lettura, ed è su quest’onda, spesso, che nascono le composizioni».